E’ utile parlare di difesa dal cambiamento climatico?
Ricerche ed analisi ci indicano che è arrivato il momento di passare dalla “guerra” contro i rischi naturali ad un approccio che privilegia l’essere pronti ad affrontare i rischi e ridurrne l’impatto per quanto possibile. Affrontare significa anche adattarsi, imparando a conoscere per pianificare e ad agire, ad esempio con piani di azione in difesa della BIODIVERSITÀ, condivisi con la collettività e basati sulla resilienza, al fine di assorbire e reagire ad un rischio con una corretta gestione di eventuali emergenze. In sintesi conservare e proteggere la biodiversità dai cambiamenti climatici significa adattarsi ad essi.
L’adattamento ai cambiamenti climatici significa garantire i servizi essenziali come acqua, cibo per gli esseri umani e gli animali. Gli habitat naturali e semi-naturali in Italia contribuiscono al mantenimento di questi servizi, come il lago di Santa Luce.
Conservare la biodiversità conviene anche in termini economici. Il più grande e conosciuto studio di ricerca sulla monetizzazione della biodiversità e delle prestazioni degli ecosistemi è il cosiddetto rapporto TEEB. The Economics of Ecosystems and Biodiversity (TEEB) denominato rapporto Stella della biodiversità. Il valore economico globale delle prestazioni degli ecosistemi è stimato fra i 16’000 e i 54’000 miliardi di dollari all’anno, che alimenta la maggior parte dei settori della società. Questo vale nella stessa misura per l’agricultura, la selvicoltura, la pesca, la caccia, lo sport, il turismo, l’industria farmaceutica, l’industria del profumo, l’industria tessile, l’edilizia, il commercio di materie prime e la salute (fonte UFAM).
Allora quali strumenti sarebbe possibile potenziare per meglio proteggere la biodiversità? Potremmo iniziare con la normativa. Ad esempio rafforzando la legislazione nazionale e regionale sulle aree protette, che sempre più avranno un ruolo importante nella conservazione e tutela di habitat e specie. I cambiamenti climatici trasformano gli habitat e la causa principale di estinzione tra le specie è la distruzione degli habitat. Utile sarebbe completare e rafforzare normativamente le Reti Ecologiche come Rete Natura 2000 (strumento previsto dalla legislazione europea per la conservazione degli habitat importanti per le specie animali e vegetali). E’ necessario che le reti ecologiche si estendano per assecondare i cambiamenti nella distribuzione delle specie.
Un altra leva per migliorare la gestione di questi eventi è investire per migliorare la conoscenza e l’analisi dei fenomeni per prevenire, gestire e superare qualsiasi evento. Un approccio che non può prescindere dal coinvolgimento di tutti gli attori: dalle istituzioni alla comunità scientifica, dai media ai cittadini.
Ma fatela finita avete rotto un ecosistema…potevate lasciare un po d’acqua a quete povere creature…vergogna…
assassini !!!
non date la colpa alla siccita’
prelevano tutta l’ acqua senza lasciare niente ai pesci
La Solvay – proprietaria del bacino industriale – ha sempre prelevato acqua, ogni anno anche l’anno scorso. Ma l’anno scorso non è successo nulla come mai? Perché non c’era la siccità. Ergo: a partità di condizioni non sarebbe successo nulla. Mentre essendoci la siccità avrebbe dovuto diminuire i prelievi non solo del 30% ma anche di più.
Il lago era sotto gli occhi di tutti. Articoli su questo problema sono stati pubblicati anche su questo sito. Ma come mai solo a danno avvenuto è emersa una coscienza ecologista? Come mai non si alza la voce prima? E’ così difficile?
Ma si sa il cambiamento climatico è una favola. Peccato che i mostri vengano fuori proprio dalle favole.