Nei mesi estivi il lago di Santa Luce si è trasformato in una nursery.
Grazie ad un anno piovoso, quasi tutte le specie nidificanti alla Riserva sono state impegnate in due covate successive: ad aprile e a giugno.
Ciò dimostra la capacità di resilienza di un ecosistema, in questo caso del lago di Santa Luce.
I piccoli di germano reale, folaga, svasso maggiore e tuffetto, accompagnati dai loro genitori, entravano ed uscivano freneticamente dal canneto alla scoperta di questo enorme specchio d’acqua. Pronti a ritornare velocemente nel nido al richiamo di allarme di uno dei genitori: imparando così le regole fondamentali della sopravvivenza.
I piccoli di svasso maggiore erano avvantaggiati perché si potevano nascondere sul dorso di uno dei genitori. Questa specie infatti nasconde i propri piccoli tra le ali e il dorso quando inizia a farli uscire dal canneto.
Le cince, i merli, gli usignoli di fiume, i cannareccioni e le cannaiole hanno portato a termine la seconda covata con successo. Gli insetti infatti in questo periodo abbondavano grazie alle piogge che hanno caratterizzato questi mesi.
I giovani di airone rosso e tarabusino, lenti e sospettosi, invece spuntavano come canne dal folto della vegetazione riparia, imitando i propri genitori nel mimetizzarsi e sperimentando le tecniche di caccia apprese, seguiti dagli occhi vigili degli adulti.
I nuovi nati di rondine, rondone e balestruccio cacciavano in voli acrobatici zanzare, mosche e altri insetti, preparandosi al lungo viaggio che li attendeva verso sud. I giovani nati a marzo aiutavano i genitori ad allevare i fratelli nati a maggio.
I pomeriggi estivi alla Riserva erano scanditi dai richiami di giovani di civetta alle prese con le manovre di caccia: hanno trascorso l’estate ad imparare a predare piccoli rettili e insetti, aiutati almeno fino ad agosto dai loro genitori, dopo hanno dovuto cavarsela da soli.
Anche la volpe era impegnata nell’allevamento dei suoi cuccioli, che hanno imparato a predare gabbiani giovani e piccoli mammiferi, ma anche a cibarsi di frutta e insetti in mancanza di prede più appetibili.
Le giovani natrix (bisce d’acqua) spesso venivano sorprese sulle sponde del lago oppure lungo il camminamento che strisciavano verso l’acqua, mentre cervoni e biacchi erano avvistati ad attraversare il prato selvatico sfuggendo da occhi indiscreti.
Tra agosto e settembre la Riserva è stata frequentata anche dai primi migratori: cavalieri d’italia, pettegole, pantane, cicogne, piro – piro piccoli, nitticore, sgarze ciuffetto e bianconi.
Alla luce di questo andamento i dati sono eloquenti: i nuovi nati alla Riserva nel 2013 sono centinaia, tra cui 72 folaghe, 24 svassi maggiori, 43 tuffetti, 3 gallinelle, 65 germani, 2 tarabusini e diversi giovani di cannareccione.
Dopo il disastroso prosciugamento avvenuto il 12 agosto del 2012, l’ecosistema lacustre sta riprendendo vita e i delicati e complessi equilibri ecologici lentamente si ristabiliscono.
Dovremmo pero’ attendere ancora diversi anni perché la ricchezza di vita che caratterizzava il lago di Santa Luce, torni alla sua massima espressione.
Non basta un anno di copiose precipitazioni e di numerose nascite per affermare che il risanamento ambientale è compiuto.
La biodiversità, che sta alla base di ogni ecosistema sano, è come una fitta rete di maglia, se un filo si spezza gli altri si allentano fino a sciogliere la rete. Ricucirla non è semplice, cosi come è difficile ripristinare la fitta rete di relazioni e legami tra tutti coloro (piante e animali – uomo compreso -) che abitano in un ambiente.
In questi mesi si sono tenuti incontri tra Regione Toscana, Società Solvay, Provincia di Pisa e Comune di Santa Luce per un’ intesa comune e condivisa nel tutelare il Lago di Santa Luce che fa parte di Rete Natura 2000, essendo un SIC ( Sito di Importanza Comunitaria ). La LIPU come sempre, grazie all’appoggio dei suoi soci, volontari e di tutti coloro che hanno a cuore la natura vigilerà affinché le norme per la sua conservazione siano più rigide e rispettate.
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