Chi oggi viene per visitare la Riserva di Santa Luce, trova un lago sofferente, le cui acque arretrano, giorno dopo giorno. Chi lo ha visto nascere nel ’58, perché il lago è di natura artificiale, non ricorda di averlo mai veduto così basso. Dagli annali della Società Solvay (proprietaria del bacino idrico di Santa Luce) risulta che solo l’anno 1973 registrò un drastico calo del livello delle acque.
Nei primi anni della sua vita il lago misurava una profondità massima di 15 metri. Poi negli anni il fiume Fine, il più grande dei suoi immissari, gli ha portando in dono una gran quantità di detriti, tanto che la profondità massima è arrivata a 9 metri.
Questo lago negli anni ha visto popolarsi di una gran varietà di organismi viventi. La vegetazione ha velocemente colonizzato le sponde, gli animali hanno iniziato ad esplorarlo, conoscerlo e viverlo. Soprattutto gli uccelli lo hanno scelto come dimora. Sono oltre 150 le specie ornitiche osservabili nell’arco dell’anno e ogni stagione ha i suoi protagonisti. Gli studiosi hanno definito il lago di Santa Luce un habitat di elezione per la presenza di numerose specie di uccelli acquatici e importante sito lungo la rotta migratoria, nonché nodo strategico nel sistema delle aree protette provinciali e regionali in termini di biodiversità. Nel 2009 la Regione Toscana ha deliberato la designazione di SIC e la Riserva Provinciale è diventata anche Sito di Importanza Comunitaria “Lago di Santa Luce”.
Tanta passione, tanto lavoro, tante lotte per vedere poi questo nostro scrigno di biodiversità “evaporare”. Il lago ha sempre conosciuto estati siccitose e di consueto il livello dell’acqua diminuiva a causa dell’elevata evaporazione per temperature vicine ai 40°C e anche a causa della mancata portata d’acqua del fiume Fine che d’estate, come di consueto, si prosciuga. Ma poi l’inverno portava con se generose piogge e il lago tornava al pieno della sua capienza.
Purtroppo dal 2011 la situazione è cambiata. Abbiamo avuto un inverno “siccitoso”, se così lo possiamo chiamare, il lago non ha potuto godere di un inverno piovoso e con l’arrivo della primavera le cose non sono migliorate. Anche se ultimamente abbiamo fenomeni temporaleschi, non hanno una portata tale da “riempire” il lago: il Fine è ancora arido. Solo con qualche mese di pioggia quasi ininterrotta potremmo tornare a vedere il lago “in piena” tracimare dai canali d’invaso. Abbiamo pubblicato alcune foto nella mappa osservazioni.
La causa di questa situazione? IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
I cambiamenti climatici sono oggi sempre più un problema prioritario con ricadute critiche sul declino della biodiversità, sulla funzionalità degli ecosistemi e quindi sulla vita dell’uomo.
I cambiamenti climatici stanno influenzando l’ecosistema del lago di Santa Luce. Come?
I primi effetti si sono avuti sull’avifauna. Specie come gli svassi maggiori, folaghe e tuffetti, presenze numerose e stanziali al lago, che nidificano nei canneti con un nido galleggiante sull’acqua, sono diminuite fino a scomparire. Perché? Perché i canneti adesso si trovano sul terreno arido e non sono più sicuri dai predatori. In conclusione non hanno più trovato le condizioni ideali per riprodursi: il loro habitat si è trasformato e queste specie al momento non si sono adattate. E come pretendere altrimenti! L’adattamento richiede tempo (migliaia di anni!)…
Oggi sono disponibili molte informazioni sull’argomento, ma un reale contributo alla risoluzione del problema è sicuramente legato ad una vera presa di coscienza della collettività del ruolo delle azioni del singolo e della necessità di un impegno in prima persona di tutti.
La partecipazione collettiva non può prescindere dal coinvolgimento di tutti gli attori della società.
Leave A Comment