Una storia a lieto fine, iniziata oltre due mesi fa in Toscana, a Firenze e che si è conclusa positivamente sulle montagne della Valle d’Aosta.
261 uccelli tra tordi e cesene, vittime della pratica barbara dei “richiami vivi”, assistiti con attente cure per due mesi dal CRUMA – Centro recupero uccelli marini ed acquatici – di Livorno, gestito dalla Lipu, hanno riacquistato la libertà.
Accompagnati da Renato Ceccherelli, veterinario e responsabile del CRUMA, fino al Centro recupero della Valle d’Aosta nei pressi di Epilaz, comune di Quart (Aosta), gestito dal Corpo forestale dello Stato, gli uccelli sono stati presi in consegna e inseriti in alcune voliere di ambientamento. Dopo i controlli dell’Istituto Zooprofilattico gli animali, a piccoli gruppi, sono stati rimessi in libertà.
L’operazione di assistenza e recupero degli animali, durata oltre due mesi, è stata molto impegnativa. Molti dei 360 animali giunti il 9 giugno scorso al Cruma erano semi implumi con meno di una settimana di vita e in condizioni fortemente precarie. Staff e volontari Lipu li hanno accuditi tutti i giorni, dalla mattina alla sera. Il recupero è stato reso possibile anche grazie alle donazioni giunte dopo l’appello diffuso dalla Lipu, che hanno permesso di acquistare cibo, medicine e assistenza veterinaria.
Alla fine il premio è arrivato: buona parte degli animali è stata recuperata, mentre alcuni individui sono deceduti a causa soprattutto dei parassiti.
La Lipu rinnova l’invito a sostenere questo importante progetto di recupero con una donazione alla pagina http://www.lipu.it/tu_introduzione.htm (causale “No ai richiami vivi”) e a lasciare una firma nella petizione online alla pagina http://www.lipu.it/petizioni/richiamivivi.asp per chiedere l’abolizione della barbara pratica dei “richiami vivi”.
Con questa petizione la Lipu chiede il divieto di utilizzo degli uccelli come richiami vivi e di considerare questa pratica un vero e proprio maltrattamento, prevedendo adeguate sanzioni. La Lipu chiede inoltre la liberazione, laddove possibile, degli esemplari detenuti, e la consegna alle autorità competenti di quelli non liberabili.
La Lipu ringrazia – oltre che le polizie provinciali di Livorno, Firenze e Prato e inoltre la Regione Valle d’Aosta e il Corpo forestale dello Stato per il supporto nella fase finale – tutti i volontari e donatori che con il loro contributo hanno reso possibile salvare questi animali da un destino atroce, che li avrebbe visti prigionieri per tutta la vita in piccole gabbie, indeboliti dalle innaturali condizioni di vita, mutilati in varie parti del corpo e costretti e usati come esche per la cattura di altri uccelli.
Sono sette le specie utilizzate in Italia come richiami vivi: allodola, cesena, merlo, tordo sassello, tordo bottaccio, colombaccio, pavoncella. Tra il 1994 e il 2005 gli impianti di cattura autorizzati sono stati 459. Sei le Regioni italiane che autorizzano la cattura degli uccelli, con in testa la Lombardia, che utilizza 50-60 impianti ogni anno.
Sostieni il progetto con una donazione alla pagina
http://www.lipu.it/tu_introduzione.htm (causale “No ai richiami vivi”)
Firma la petizione online “No ai richiami vivi”
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