Il lago di estende per 105 ettari, raggiungendo una profondità massima di 6 metri. Le sue acque sono definite eutrofiche, cioè ad alta produttività. Questa è dovuta all’abbondanza di sostanze nutritive liberate dalla decomposizione della materia vegetale e apportate dalle acque provenienti dalle zone agricole circostanti, combinata con le alte temperature raggiunte a causa della modesta profondità e dell’elevata insolazione. La vegetazione acquatica è costituita da comunità di piante ancorate al fondo. In estate, nelle acque più calme, emerge dalla superficie la lunga infiorescenza del Poligono anfibio (Polygonum amphibium) dal colore rosa. In questo ambiente troviamo a primavera la fioritura del Potamogeton natans, che segnala profondità minori di 2 metri. In estate le acque poco profonde ospitano le anatre selvatiche come il germano reale che insegna ai pulli ad alimentarsi immergendo solo la testa. Nelle acque più profonde invece troviamo altri uccelli in alimentazione: la folaga si immerge in cerca di piante, lo svasso maggiore e il tuffetto si tuffano a caccia di pesci. Tutti usano i canneti come luogo per nidificare. In inverno tutto cambia e il lago si popola di numerosi acquatici come le alzavole, piccole anatre europee di superficie; i moriglioni, anatre tuffatrici che nuotano in acque profonde; i fischioni, anatre di superficie. Durante la migrazione il lago diventa un’importante sosta per i migratori quali marzaiole, canapiglie, mestoloni. Nel lago è presente anche una piccola comunità di pesci, distribuita anch’essa in relazione alla profondità delle acque. Il luccio si mimetizzano tra la vegetazione sommersa, in attesa della preda. Le acque più profonde ospitano la tinca.
Il canneto è l’habitat che più caratterizza il lago di Santa Luce. La specie che predomina è la cannuccia di palude (Phragmites australis), una pianta che si rinnova annualmente. Si tratta di un habitat di transizione tra l’acqua e la terra e per sua natura effimero, ossia destinato progressivamente a chiudersi. Le superfici a canneto rivestono un importanza fondamentale per la conservazione di quelle specie di uccelli che hanno bisogno di grandi estensioni di habitat, come il falco di palude, che vi caccia tutto l’anno le sue prede e l’airone rosso, presente dalla primavera a fine estate con una coppia nidificante. Tra le numerose specie che popolano il canneto alcune sono strettamente legate ad esso e specializzate per vivere al suo interno. Tra queste spiccano due aironi: il tarabuso, presente in inverno e il tarabusino presente nei mesi primaverili ed estivi. Questi due uccelli hanno sviluppato un comportamento antipredatorio in strettissima relazione a questo habitat. Quando si sentono in pericolo invece di fuggire rimangono immobili con il lungo collo disteso e il becco puntato verso l’alto, talvolta oscillando lievemente così da rendersi invisibili tra le canne mosse dal vento.
Altri uccelli, come la cannaiola e il cannareccione, presenti in primavera/estate, prendono il loro nome dalle canne alle quali sono sempre strettamente associati. Il canneto ha una doppia funzione per gli uccelli, essendo un sito di nidificazione in primavera e un’area di rifugio per lo svernamento e la sosta migratoria in autunno/inverno. E’ utilizzato anche da specie non legate agli ambienti umidi come passeri, storni, rondini che dopo la riproduzione lo usano come dormitorio serale. Oltre agli uccelli il canneto ospita una ricchissima fauna di invertebrati: la libellula depressa e la colorata anax imperator. La volpe vi si rifugia in estate per passare le ore più calde, i caprioli vi nascondono i piccoli di notte, quando scendono al lago per bere. Nelle ore notturne questo ambiente risuona dei canti di rane verdi e rospi smeraldini.
Le zone allagate esterne al canneto sono caratterizzate da forti dislivelli stagionali. In queste aree si sviluppa il bosco igrofilo costituito in prevalenza da olmi campestri, salici, pioppi e alcuni individui di pioppo nero e acero campestre. I tronchi offrono al picchio verde una valida fonte di insetti e un luogo ideale dove costruire il nido. I rami più alti vengono utilizzati in primavera dalla tortora selvatica e dal nibbio bruno per sistemarvi il nido. In autunno e inverno, all’imbrunire, i pioppeti del confine orientale della Riserva ospitano i dormitori dei cormorani, presenti con oltre 150 individui, reduci dalla pesca nelle acque del lago e delle zone limitrofe. In questo periodo è facile osservare il falco pescatore posato su qualche pioppo, in attesa della sua prossima battuta di caccia.
Dietro i popolamenti a canneto troviamo una vegetazione caratterizzata da una copertura arbustiva più bassa, che segue il perimetro del lago senza mai espandersi per la presenza di aree agricole circostanti: è la siepe a macchia, costituita da cespugli di sanguinello, rovo comune, biancospino, berretta da prete e prugnolo. Tali associazioni in primavera offrono riparo a piccoli passeriformi nidificanti, quali lo scricciolo, la capinera, l’usignolo, il codibugnolo. In questa stagione si assiste alla fioritura del giaggiolo acquatico, con i suoi caratteristici fiori gialli, che occupa le porzioni libere dalla vegetazione arbustiva.
Le coltivazioni agricole occupano circa il 10% della superficie della Riserva naturale e sono prevalentemente cerealicole. Durante il periodo invernale, con l’aumento delle precipitazioni, queste aree sono parzialmente invase dalle acque: si viene così a creare un ambiente idoneo allo svernamento di uccelli limicoli come il beccaccino, i piro-piro (piccolo, culbianco, boschereccio) e le vociferanti pavoncelle. Gli aironi guardabuoi sono presenti con molti esemplari in cerca di invertebrati. Altri ardeidi presenti sono l’airone cenerino, la garzetta e l’airone bianco maggiore, che a differenza del guardabuoi preferiscono le sponde del lago. I cavi dell’alta tensione diventano il posatoio preferito dagli storni, che a fine inverno si radunano per ripartire verso i luoghi di nidificazione, lasciando il posto a rondini, topini e balestrucci provenienti dall’Africa. In primavera il prato incolto adiacente la diga vede le belle fioriture di anemoni, gladioli e muscari. In questa stagione si possono udire i canti in volo del beccamoschino e dell’allodola, osservare in volo i gruccioni arrivati dall’Africa e diretti verso una qualsiasi sponda affiorante o parete argillosa. L’istrice, la volpe e la martora sono assidui frequentatori della aree agricole. Il biacco e il cervone, serpenti lunghi innocui per l’uomo, possono essere visti mentre si spostano tra le zone incolte e quelle coltivate in cerca di piccoli roditori e uova di uccelli che nidificano a terra come l’allodola e il fagiano. All’imbrunire non è raro ammirare le civette che si “striracchiano” e si preparano alla caccia di insetti e piccoli rettili. L’assiolo inizia a cantare al tramonto e il barbagianni, dopo il crepuscolo, vola silenzioso sulle zone incolte in cerca di prede quali toporagno, moscardino o arvicola.